Chi Siamo
Il Centro Internazionale di Studi Rosminiani
La nostra storia
Il Centro Internazionale di Studi Rosminiani è un Ente giuridico concordatario eretto il 25 settembre 1966 ed istituito con D. P. R. 31 gennaio 1968, n. 47, registrato presso la Corte dei Conti il 7 marzo 1968 ed il 13 marzo 1968 presso gli Atti del Governo, registro n. 217 Interno, foglio n. 125.
In data 5 settembre 2007 è stato iscritto nel Registro delle persone giuridiche della Prefettura del Verbano Cusio Ossola, al n. 218.
Il Centro ha finalità preminentemente in campo culturale ed è senza alcun scopo di lucro.
L’idea di un centro di studi dedicato a Rosmini serpeggiava da sempre fra gli amici e discepoli di Rosmini. Risale addirittura ad un Rosmini ancora giovane, il quale in una lettera ad un amico sognava un futuro non meglio precisato centro di cultura che avrebbe pubblicato libri solidi e fecondi. In realtà egli allora pensava ad una tipografia che avrebbe fatto conoscere al pubblico gli scritti dei grandi padri e dottori della Chiesa.
L’idea chiara invece di un “centro studi” da dedicare a Rosmini fu di Carlo Gray. Egli, nel settembre 1932, in un’assemblea dell’Associazione ex-alunni del Collegio Mellerio-Rosmini di Domodossola, espose il progetto, che fu approvato all’unanimità. Ne nacque una lettera, composta dal Gray dal presidente Avancini e dall’allora padre provinciale Giuseppe Bozzetti, inviata al padre generale Bernardino Balsari. Gli si proponeva di dedicare in Stresa una casa a Rosmini, dove chi desiderava conoscerlo e studiarlo potesse trovare tutti gli strumenti e le fonti necessarie. Sede ideale, si diceva nella lettera, sarebbe stata Casa Bolongaro. Ma essa non era più di proprietà nostra (verrà riacquistata solo nel 1942). In attesa di poterla un giorno acquistare, si suggeriva di cominciare a fare qualcosa al Collegio Rosmini di Stresa.
Chi, in seguito (1939) si era incaricato di raccogliere in quattro stanze, al Collegio di Stresa dove risiedeva come preside e rettore, cimeli e libri di e su Rosmini fino a farne una biblioteca ed un museo (veniva detta “La Rosminiana”), fu padre Giovanni Pusineri, fondatore e direttore per tutta la vita del mensile di spiritualità “Charitas”.
Durante le celebrazioni del centenario della morte di Rosmini (1955), sempre grazie a Carlo Gray, sembrava fosse per realizzarsi un “Centro di studi rosminiani” a Milano, affiancato al Centro manzoniano. Ma non se ne fece nulla.
A concepire il progetto del Centro Internazionale di Studi Rosminiani nelle sue linee essenziali, a volerlo, a caldeggiarne la realizzazione presso l’allora superiore generale dei Rosminiani Giovanni Gaddo, fu Michele Federico Sciacca.
Era un filosofo siciliano, il cui amore a Rosmini risaliva al fatto che doveva proprio a lui la propria conversione dall’idealismo gentiliano allo spiritualismo cristiano. Nel 1966 aveva solo 58 anni, ma era conosciuto e rispettato negli ambienti intellettuali italiani, europei, mondiali, per la sua intensa attività culturale e per l’efficacia organizzativa. Instancabile nell’insegnamento universitario, nelle pubblicazioni e nella promozione filosofica, coinvolgente e capace di entusiasmare i suoi discepoli amici e collaboratori, era stato lui, allora giovanissimo, ad organizzare e realizzare in modo splendido ed a livello nazionale e internazionale tutte le manifestazioni celebrative del 1°centenario della morte di Rosmini nel 1955.
Dopo questa data, si erano venute assottigliando le grandi figure che ne coltivavano il pensiero. In breve tempo vennero a mancare Guido Rossi (autore di una voluminosa biografia di Rosmini), Ugo Honan, Giuseppe Bozzetti, Clemente Rebora, Dante Morando (direttore della Rivista Rosminiana), lo stesso Giovanni Pusineri. La “Rivista Rosminiana” (diretta da Carlo Carena) ed il “Charitas” (diretto da Remo Bessero Belti) portavano avanti come potevano il loro compito. L’Edizione Nazionale delle opere di Rosmini proseguiva, ma con la modesta tiratura di 300 copie e con scarso apparato critico.
Si decise così di dedicare a Rosmini ed al suo pensiero una istituzione, chiamata Centro Internazionale di Studi Rosminiani, col desiderio di portare alla luce e mettere a disposizione e beneficio dei contemporanei tutto il tesoro di carità intellettuale ereditato da Rosmini.
Tuttavia, ci volle del tempo, prima che il padre generale Giovanni Gaddo si decidesse ad approvare il progetto. Alla fine accettò, per amore a Rosmini, ma soprattutto per l’opera persuasiva e autorevole di Sciacca.
Non erano chiare in molti tutte le finalità cui ci si esponeva; qualcuno pensava alla semplice creazione di qualche stanza con alcuni scaffali. Più un servizio di conservazione e consultazione, che un motore di ricerca insonne. Si scelse poi una casa dell’Istituto, da donare in comodato perpetuo al Centro Rosminiano, che si sarebbe costituito come ente giuridico a sé. E questa sede non poteva essere altro che la dimora dove Rosmini visse gli ultimi anni e morì, ossia il Palazzo Bolongaro di Stresa.
Alla copertura finanziaria del restauro venne incontro un provvidenziale benefattor, l’industriale monzese Giacomo Garbagnati (1883-1968), ex alunno rosminiano di Domodossola negli anni 1891-1901, molto sensibile in generale alla promozione della cultura cattolica, in particolare a quella rosminiana. Il Centro ne conserva la memoria con una targa in bronzo, a destra per chi entra nel palazzo.
L’inaugurazione si tenne domenica 25 settembre 1966, nella nuova sala conferenze al secondo piano del palazzo (ora è adibita a Biblioteca Sciacca), dinanzi alle maggiori autorità civili e religiose del territorio. Sciacca illustrò brevemente le finalità del nuovo Centro: unificare e rilanciare tutto ciò che di Rosmini ci avevano tramandato le passate generazioni, non per imbalsamarlo e custodirlo in un museo, bensì come lievito da impastare nella farina della cultura contemporanea, affinché agisse da fermento.
Al Centro furono fatti confluire la Biblioteca, l’Archivio, la R”ivista Rosminiana”, il mensile di spiritualità “Charitas”, l’editrice Sodalitas, il Museo rosminiano. Una volta all’anno si sarebbe organizzato un incontro allargato, chiamato Cattedra Rosmini. Una Foresteria avrebbe accolto e ospitato gli studiosi interessati a consultare carte e libri concernenti soprattutto la prima metà dell’Ottocento italiano ed europeo. Il Centro doveva divenire «luce cattolica di carità intellettuale, perché anche la filosofia, anche la cultura, per Antonio Rosmini sono opera di carità».
«Il motore primo che anima i protagonisti di questa storia va individuato nel fatto che essi sono convinti per esperienza di avere, nel nome di Rosmini, un pensatore classico fecondo, della razza di un Aristotele Platone Tommaso Agostino. E vorrebbero che la ricchezza del suo pensiero, teso a migliorare l’uomo di tutti i tempi, fosse immessa a servizio dell’umanità. Si sentono quindi come eredi e testimoni di un deposito benefico, che hanno scoperto e che desiderano venga messo in luce, affinché tanti possano attingervi.
Il “tesoro” di cui essi si sono trovati in certo modo custodi consiste nell’intreccio di ragione e fede, scienza e religione, cultura e vangelo, verità naturale e verità soprannaturale. In sintesi, verità e carità, formazione al tempo stesso della ragione e del cuore. Meglio ancora: professione libera della verità, ma in appoggio alla carità o amore di Dio e del prossimo. Perché la scienza da sola corre il rischio di “gonfiare” chi la possiede, mentre se ha come fine la carità “edifica”, fruttifica, migliora l’uomo. In conclusione, il Centro di Stresa si propone come fine il servizio alla verità nella carità.
La storia del Centro Rosminiano di Stresa […] apparirà come un continuo work in progress, una missione tesa alla realizzazione di un’idea vivamente condivisa. Come la storia della costruzione di una cattedrale. Qualcosa di dinamico e vivente, che nasce in embrione, e passo dopo passo si sviluppa, si estende in diverse direzioni» (U. Muratore, Cinquant’anni di passione. Vita del Centro Rosminiano di Stresa, Edizioni Rosminiane Sodalitas, Stresa 2016, pp. 3-4).
La nostra missione
Tra gli obiettivi che il Centro si prefigge alla sua nascita, troviamo: «a) il completamento e aggiornamento della bibliografia rosminiana, in modo che lo studioso vi trovi tutto quanto interessa il Rosmini e la sua epoca; b) l’elenco sicuro dei manoscritti editi e inediti; la pubblicazione degli inediti e il rifacimento di edizioni incomplete o poco fedeli ai testi originali; c) l’esplorazione di settori del pensiero rosminiano finora poco o nulla studiati, per esempio i rapporti tra Rosmini e S. Bonaventura, Rosmini e Scoto, Rosmini e Suarez, Rosmini e Malebranche, Rosmini e Hegel, Rosmini e Newman; Rosmini e la cultura europea del suo tempo; d) l’approfondimento del suo pensiero metafisico, teologico, ascetico, giuridico, ecc.; e) l’incoraggiamento e la ·promozione di tutte quelle ricerche e studi che contribuiscano alla scoperta di una sempre maggiore e più viva attualità di Rosmini nel nostro e nel tempo avvenire; f) la fondazione di una «Cattedra Rosmini », dalla quale ogni anno potranno tenere un corso di lezioni studiosi di qualsiasi Nazione su temi di loro competenza riguardanti direttamente il Rosmini e la cultura del suo tempo, e del nostro, o che abbiano comunque un rapporto col rosminianesimo […]; i) il coordinamento di tutte, le attività culturali riguardanti Rosmini e il rosminianesimo» (E. Pignoloni, Centro internazionale di studi rosminiani, «Rivista Rosminiana», ottobre-dicembre 1966, a. LX, fasc. IV, p. 315).
Secondo lo Statuto approvato (nn. VI-VII), il Centro Internazionale di Studi Rosminiani «si propone con tutti i mezzi di essere un organo propulsore della cultura italiana nell’autentica tradizione del pensiero di Antonio Rosmini».
Per questo motivo, esso persegue i seguenti fini:
- Illustrare l’opera e il pensiero di Antonio Rosmini;
- Mettere a disposizione degli studiosi una biblioteca specializzata;
- Mettere pure a disposizione degli studiosi il copioso archivio;
- Ospitare gli studiosi italiani e stranieri che vengono per consultazioni e ricerche;
- Organizzare convegni di studio, pubblicazioni ed i corsi annuali (Simposi Rosminiani, già “Cattedra Rosmini”);
- Istituire borse di studio per giovani laureati e laureandi;
- Sostenere la “Rivista Rosminiana di filosofia e di cultura”, il mensile “Charitas” e l’Edizione Nazionale e Critica delle opere di Antonio Rosmini (ora conclusa);
- Dare ospitalità ad altre riunioni culturali.
Il Fondatore e i Direttori

Prof. Michele Federico Sciacca
(1966-1975) – Presidente e fondatore

P. Remo Bessero Belti
(1966-1973; 1981-1985)

P. Alfeo Valle
(1973-1981)

P. Umberto Muratore
(1985-2022)

P. Eduino Menestrina
(2022 – presente)
Chi siamo

Direttore: P. Eduino Menestrina

Direttore della Biblioteca Rosminiana:

Responsabile stampa e comunicazione: Sr Benedetta Lisci
Archivista:

Prof. Samuele Francesco Tadini
Referente scientifico
Direttore della “Rivista Rosminiana”
