Il patrimonio archivistico dell’ASIC – sia per la quantità della documentazione, sia per il valore storico dei documenti – costituisce una fonte primaria per la storia italiana del XIX secolo: contiene, infatti, tutta la corrispondenza del Rosmini con religiosi, amici, conoscenti e personaggi del mondo ecclesiastico, culturale, politico e civile italiano ed estero. Oltre alle lettere ricevute dal Rosmini, sono conservati i registri autografi delle minute delle lettere che il Roveretano inviava ai suoi corrispondenti, nonché, in molti casi, le minute stesse e le copie delle missive, realizzate dagli amanuensi di cui l’Autore si serviva.
La quasi totalità dei manoscritti delle opere di Antonio Rosmini e buona parte della sua corrispondenza (che in totale assommerebbe a 10.000 lettere inviate e circa 5.000 ricevute) è stata digitalizzata negli anni 2006-2007 dalla ditta Astra Media di Torino, per esigenze di conservazione e di fruizione.
Oltre ai documenti legati alla storia dell’Istituto della Carità dal 1828 ai giorni nostri, l’ASIC conserva anche degli importanti fondi relativi a personaggi storici di primo piano, correlati in qualche modo al mondo rosminiano: fra questi, il filosofo Antonio Franchi; le scrittrici Antonietta Giacomelli, Angelina Lanza, Carla Cadorna e Vittoria Fabrizi De Biani; la pedagogista Adelaide Coari; il sacerdote e geologo Antonio Stoppani; i filosofi e sacerdoti Antonio Pestalozza, Michele Tarditi, Sciolla e molti altri.
Di particolare rilievo sono il “Fondo Michele Federico Sciacca” e il “Fondo Clemente Rebora”, che constano di diverso materiale documentario e oggettistica personale relativi al filosofo siciliano, primo Presidente del Centro internazionale di Studi Rosminiani e suo fondatore, ed al poeta e religioso rosminiano Clemente Rebora.
L’Archivio custodisce anche, per conto della Biblioteca del Centro Studi, circa una settantina di incunaboli, nonché i codici provenienti dalla dissolta biblioteca del convento di Santa Giustina in Padova acquistati, negli anni ’20 del XIX secolo, da Antonio Rosmini. Ad essi si aggiungono altri codici e manoscritti, frutto di donazioni e acquisizioni. Cfr. G. Soranzo, Preziosi codici già del convento di Santa Giustina di Padova nella Rosminiana di Stresa, in «Atti e Memorie dell’Accademia patavina di scienze, lettere e arti», LXXIII, 1980-1981, n. 3, pp. 43-54.